Trasformazione digitale e dati

La transizione digitale: un cambio di mindset

Elementi importanti della transizione digitale

La cosiddetta “transizione digitale” è un paradigma che, contrariamente a quanto è comune pensare, non include solamente elementi di natura tecnologica.

Avviare correttamente una transizione digitale significa innanzitutto impostare un “mindset” adeguato che dia la giusta importanza ad alcuni elementi, non necessariamente tecnologici: uno su tutti la “gestione del dato”.

Si fa presto a dire “transizione digitale”!

Anche chi si occupa di ambiti molto distanti dall’informatica, dalla gestione documentale o dalla pubblica amministrazione ha sentito parlare almeno una volta di “digitale” e di “transizione digitale” (più corretto sarebbe “transizione al digitale”), o ancora di “trasformazione digitale”. Questi termini hanno assunto delle accezioni progressivamente sempre più estese, se non vaghe, che spaziano dalla mera diffusione degli strumenti web o social per comunicare e interagire con l’esterno (per esempio per raggiungere i clienti ovvero per la didattica) fino all’utilizzo di tecnologie complesse di tipo gestionale per rendere completamente informatizzati i processi di lavoro o i procedimenti amministrativi di una amministrazione. Si parla infatti, ad esempio, di transizione al digitale quando un Comune rende possibile ad un cittadino la possibilità di chiedere una autorizzazione per un passo carrabile senza dover telefonare, spedire documenti via posta ordinaria, email, o PEC, o recarsi fisicamente presso l’Ufficio Tecnico. In senso più esteso, la digitalizzazione dei procedimenti delle amministrazioni è tesa a rendere più agevole il rispetto dell’Accesso civico (sancito dall’art. 5 del Decreto Trasparenza), cioè di consentire a tutti i cittadini di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni.

La transizione al digitale è, di fatto, l’insieme di tutti gli elementi citati e comporta cambiamenti radicali sia dal punto di vista puramente tecnologico e di infrastruttura, sia nel modo di pensare il servizio pubblico e l’interazione del cittadino con le istituzioni. Possiamo dire che la transizione digitale sia avvenuta in modo molto più celere e capillare nel settore dell’entertainment, del marketing e della comunicazione di quanto stia avvenendo nel campo della gestione delle informazioni e dei dati in ambito pubblico e amministrativo.

Lo stato attuale della transizione digitale

Che la transizione e trasformazione digitale della PA consista in una combinazione di elementi diversi è confermato anche da quanto previsto da AGID in merito alle competenze strategiche per la transizione, per favorire le quali l’Agenza ha predisposto un piano per la formazione e informazione nell’ambito del progetto “Italia login – La casa del cittadino”. Attuato da Agid in collaborazione con il Formez, il piano ha previsto un programma di corsi e webinar che spaziano dalla progettazione di siti web comunali, alla cybersecurity, alla conservazione di documenti informatici e così via.

Lo stato attuale di trasformazione digitale della pubblica amministrazione è notoriamente molto arretrato, ben al di sotto delle medie europee, e l’avanzamento in positivo del dimensionamento dei servizi pubblici digitali rilevato dal DESI – Digital Economy and Society Index è lento (dal 2019 l’incremento rilevato è di una posizione, dal 19° al 18° posto). Infatti le misure per migliorare l’interazione digitale tra cittadino e istituzioni hanno una rilevanza notevole nel piano triennale per l’informatica nella PA, nell’agenda digitale italiana e, ovviamente, nel PNRR:

Insomma, non siamo messi molto bene.

La necessità di un cambiamento radicale

Siamo consapevoli della complessità di un cambiamento così radicale, certamente complesso sotto diversi profili: normativo e giuridico, procedurale, organizzativo, tecnologico.

investimenti più rilevanti riguardano (oltre che il potenziamento delle infrastrutture, necessarie senza dubbio) la componente informatico – tecnologica.

Non si sottolinea mai abbastanza quanto la tecnologia da sola non risolva i problemi.

Equivale a salire in un auto e aspettarsi che ci porti dove vogliamo andare senza metterla nemmeno in moto.

Affinchè il cambiamento sia affrontato ed eseguito con efficacia, servono capacità specifiche nella gestione delle informazioni e, quindi, dei dati utilizzati dagli strumenti informatici. Oggi siamo abituati a “pescare” dati all’interno delle più svariate piattaforme senza domandarci da dove vengono, se sono verificati, da quanto tempo sono stati raccolti, da chi e per quale motivo. La conseguenza è l’alto rischio di raccogliere informazioni imprecise se non errate.

La trasformazione digitale parte dal dato

Perchè la gestione del dato riveste una grande importanza nel contesto della trasformazione digitale?

Un esempio che ne sottolinea l’importanza è il principio “once only” : in base ad esso, le amministrazioni devono chiedere una sola volta al cittadino le stesse informazioni, anche se devono espletare pratiche diverse. Sappiamo bene quanto questo principio sia costantemente disatteso. Non perché i sistemi non funzionino a dovere : ma perché nessuno ha “insegnato” ai sistemi come applicare determinate regole, quali dati utilizzare, come verificarli, per quanto tempo tenerli, eccetera.

La conseguenza di questo stato di cose è che una medesima informazione sia ripetuta in modo incontrollato e dunque inefficace su sistemi diversi, supporti diversi, in procedimenti diversi.

 

Affinché la trasformazione digitale sia efficace e completa è dunque necessario un cambio di prospettiva nella generazione e gestione di dati e informazioni; è necessario che “qualcuno si ponga domande del tipo:

  • quali informazioni?
  • da quali dati derivano?
  • chi le ha prodotte e quando?
  • a chi o a cosa servono?
  • dove risiedono?
  • come sono collegate tra loro?
  • quante volte sono ripetute su diversi supporti e sistemi?
  • per quanto tempo vanno conservate e perché?

Questo “qualcuno” è l’intelligenza nel governo delle informazioni: chi ce l’ha si pone queste (e altre analoghe) domande e le traduce in modalità, tassonomie, ontologie, procedure per rispondervi, per tracciare le decisioni, per cristallizzarle e renderle fruibili nel tempo individuando e selezionando i dati salienti, definendo i metadati per descriverli, aggregando i documenti vitali per le organizzazioni.

Stabilendo regole e modalità da trasferire alle “macchine”.

Come verificare se si è pronti ad affrontare una transizione digitale

In considerazione di quanto detto sopra, essendo la gestione del dato e delle informazioni di una azienda o organizzazione un elemento essenziale nel contesto di una corretta e proficua transizione digitale, è quanto mai vitale riuscire ad avere una chiara visione del livello di maturità del “Governo delle informazioni”.

 

AB propone in questo contesto una attività di “HealthCheck”: un servizio di rilevazione, analisi e valutazione essenziale per acquisire piena cognizione del sistema documentale aziendale, inteso nella sua interezza.